L’incidente che ha paralizzato per ore l’aeroporto di Copenaghen a causa di diversi droni avvistati nello spazio aereo danese e norvegese riporta in primo piano la questione della sicurezza aeroportuale, evidenziando le vulnerabilità che tali eventi possono comportare. Come sottolineato dall'ingegnere aeronautico Cristiano Baldoni, ex amministratore delegato di D-Flight e dirigente Enav, l’ipotesi di un'origine russa dei droni è decisamente infondata. Secondo l’esperto, è praticamente impossibile che un drone possa attraversare spazi aerei altamente controllati, come quelli detti “ipercontrollati”, senza essere intercettato. Le immagini trasmesse dai media mostrano droni con luci lampeggianti, rendendoli facilmente identificabili, e ciò implica che siano stati lanciati localmente.

Per quanto riguarda le motivazioni dietro tale atto, Baldoni suggerisce che non fosse intenzione colpire fisicamente un aereo; piuttosto, l’obiettivo sembrerebbe essere quello di generare panico e causare danni economici attraverso la paralisi delle operazioni aeroportuali. Questo porta inevitabilmente a riflettere sulle conseguenze a livello continentale, dato che la chiusura di un aeroporto importante come quello di Copenaghen può avere ripercussioni su scala molto più ampia.

Ma chi potrebbe essere stato il responsabile dell'azione? Baldoni si astiene dal formulare accuse dirette, affermando che i potenziali autori potrebbero variare da agenti stranieri a semplici turisti o cittadini danesi. Rimane quindi aperta la questione: questi individui erano consapevoli delle gravi implicazioni delle loro azioni o hanno agito in modo sconsiderato? La risposta a questo interrogativo potrebbe rivelarsi fondamentale per affrontare futuri rischi per la sicurezza aeroportuale.