Giacomo EVA: Scrivo per restare fedele a me stesso
Giacomo EVA: Scrivo per restare fedele a me stesso
Ciao Giacomo, la tua musica parte spesso da ciò che è intimo, ma finisce per parlare a tutti. È una cosa che ti viene spontanea o è frutto di un lavoro preciso?

Ciao, sicuramente siamo tutti esseri unici e inimitabili, lo afferma la scienza e il creato, ma in quanto essere umani siamo tutti legati l’un l’altro e la mia intimità non ha natura diversa dalla tua o da qualsiasi altra. Quando scrivo, il mio unico comandamento è la verità e il rispetto di me stesso, scrivere ciò che realmente sento e voglio raccontare.
Probabilmente, questa sincerità viene percepita dal pubblico che di conseguenza si rivede, come in uno specchio, dentro le mie canzoni e quindi dentro la mia intimità che è anche la loro e viceversa.

“San Rocco” è pieno di simboli. Tu credi ancora nei riti, anche personali?

Pianamente.
La ritualità è in tutto, da quando ci svegliamo a quando richiudiamo le palpebre compiamo atti di quotidiana ritualità senza accorgercene.
Con la processione di “San Rocco” siamo in un rito religioso conclamato e connotato ma ciò che mi premeva particolarmente era far emergere la dimensione di comunità intorno all’evento.
In un paese che si mobilita ogni singolo si è attivato: chi più chi meno si sente coinvolto dall’evento, dal rituale, e questo comporta tante cose, tra cui il senso di appartenenza, il rispetto verso una dimensione spirituale accettata o meno che sia, l’attesa dell’evento stesso e del suo svolgimento in contrapposizione con l’ormai velocità mediatica che subiamo giornalmente.

Usi parole semplici ma cariche di significato. Quanto tempo ti serve per scrivere un brano come questo?

Il 16 di agosto di qualche estate fa partecipai alla processione di San Rocco. La mattina seguente, prendendo la chitarra in mano, ho iniziato subito a scrivere il brano, tirandone fuori il tema principale. Il resto si è sciorinato con molta fluidità nei giorni avvenire. Appena ho potuto rimetterci mano, ho semplicemente tradotto il mio stato emotivo.
Certo, quel primo mento creativo non lo dimenticherò mai, l’aria era già calda di prima mattina, mi affacciai dal balcone della cas in cui alloggiavo e in lontananza potevo vedere la chiesa Madre del paese in cui era stata deposta la statua del Santo la sera prima. È stato come un sasso nell’acqua cheta di uno stagno, visioni e sensazioni mi sono girate in testa e ho sentito subito l’impulso di dover buttare fuori quello che provavo, presi la chitarra e per il resto sapete come è andata.

Il Sud, la comunità, la lentezza… Sembrano i veri protagonisti del brano. Hai mai avuto paura che non parlassero a tutti?

Credo che qui il paradigma vada rovesciato, e cioè non è una questione se la mia musica parla o meno a tutti, ma quanto “tutti” sono in grado di ascoltare, quanto sono distratti e poco attenti? Ma non solo alla canzone di Giacomo EVA che è di ultima importanza, ma alla vita in generale.
La comunità, i riti, la lentezza possono sembrare cose antiquate, ma un verso di Saffo, di Seneca, o Shakespeare ad esempio, sono  temporalmente ancora più vecchi, eppure se li si legge con la giusta attenzione e predisposizione, sono in grado di recare suggestioni incredibili.
L’animo umano si interroga e vive da sempre sulle stesse emozioni, cioè che muta credo sia la capacità di coglierle, farci caso e rifletterci su.

Nel tuo percorso hai scelto spesso la verità, anche quando non era “di tendenza”. C’è stato un momento in cui hai pensato di mollare?

Sempre voglio mollare e sempre voglio andare avanti. La mia ambivalenza mi distrugge e ricostruisce continuamente.
Se fossi sempre sicuro di ciò che faccio, probabilmente non avrei più lo stimolo di fare ricerca, di migliorarmi e far progredire la mia musica.
Ho un rapporto conflittuale con la mia arte e con la mia persona in generale, è un pò come una storia d’amore, una relazione di quelle veramente oneste che quando ti devono colpire lo fanno senza mezzi termini e quando ti amano ti rendono invincibile.
Riguardo  “la tendenza” ho davvero ormai un rifiuto interno, fare qualcosa per piacere mi nausea, l’ho fatta e voglio non farla più.

Che rapporto hai con il pubblico femminile? Ti capita di scrivere pensando a una figura in particolare?

Sicuramente potrà sembrare di comodo e carica di opportunismo questa mia risposta, ma non posso e non voglio esimermi dal condividere la mia devozione a tutto quello che è l’universo femminile.
Da sempre le emozioni suggeritemi dal rapporto con le donne sono state motore pulsante delle mie parole e dalla mia musica.
Da quando ho iniziato questa mia nuova vita artistica scrivendo il progetto “Storie di uomini e di bestie”,  mi sono reso conto della pregnante presenza femminile nella mia vita.
Io scrivo di terra, la terra è femmina, è genitrice e feconda di frutti, è madre, sorella, amica e compagna, è un grembo universale che ci contiene tutti.
Scrivo d’amore e penso che le donne possiedano la chiave per aprire le porte più profonde di questo sentimento, inarrivabili per la superficialità maschile, che per quanto articolata non possiede certe sfumature.
Mi sono reso conto che, sotto  diversi aspetti, non mi sarei scoperto se a far luce dentro di me non fossero state chiare figure femminili.
Poi la mia venatura romantica, nelle canzoni, mi porta a offrire in sacrificio alle donne passione e devozione. Mi piace, sono molto legato agli sguardi, allo sfiorarsi, al corteggiamento, a tante cose che non sono di moda.
Mi state chiedendo se ho dedicato qualche canzone pensando a una donna in particolare?
Quello che posso dirvi è che quando scrivo, anche senza volerlo, penso a tutto ciò che è stato e  anche a ciò che potrebbe essere nel mio cuore e nella mia anima.

Cosa ti ha insegnato “San Rocco” su di te?

“San Rocco” è stata un’occasione che ho colto per dire una mia verità, per raccontare un qualcosa che per me è importante fregandomene delle tendenze e delle mode, probabilmente solo un pazzo poteva pensare di far di una processione un pezzo di musica leggera, ma ha importanza il giudizio degli altri? Ecco, “San Rocco” mi ha aiutato a rispondere a questa domanda.
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