Ti amo perché esisti: l’amore disinteressato
Ti amo perché esisti: l’amore disinteressato
Frase molto romantica, anche filosofica, dal sapore vagamente adolescenziale; una frase molto conosciuta, molto desiderata e spesso considerata sinonimo del vero amore, quello puro, disinteressato, elevato.
C’è anche qualcosa di contemplativo e mistico in questa frase: l’amore per la bellezza della realtà o della natura, l’amore di Dio che crea, il riconoscimento dell’essenza delle cose, etc. A questa poi si contrappone l’amore cosiddetto interessato, quello materialista che farebbe pensare che l’altro mi ama per sfruttarmi, o usarmi, fino al volgare “gli uomini vogliono una cosa sola dalle donne”; e non stiamo a dilungarci. Osservo subito che il cosiddetto amore disinteressato, nel migliore dei casi è una banalità: è del tutto evidente che se l’altro non ci fosse non potrei amarlo, e che io sia grato del fatto che esiste non dice ancora nulla di come andranno le cose.
Ma peggio ancora questa è una teoria astratta dell’amore che in fin dei conti teorizza il non rapporto: l’altro c’è, ma io non me ne faccio nulla del suo esserci. L'altro non è pensato per me, cioè se la sua persona non è individuabile come un bene che mi si offre, con cui io posso entrare in rapporto per la soddisfazione reciproca.
Un’altra versione dell’amore disinteressato è l’amore “incondizionato”: significa che io non pongo nessuna condizione all’altro per il nostro rapporto; e di conseguenza qualsiasi cosa farà o dirà mi andrà bene: qui passiamo dalla banalità alla stupidità: l’altro è pensato come un soggetto irrealato, senza legge né moralità, io stesso amante sarei uno stupido disposto a tutto, fino alle più terribili angherie di un dittatore, in nome di una tale specie di amore.
Ecco dunque il non rapporto: mancanza di desiderio, di domanda, di offerta, di giudizio, di imputabilità. Imputabilità è la realtà giuridica del soggetto: io sono imputabile nei miei atti, nel mio pensiero, nel mio desiderio, nel mio moto, nel mio essere nel rapporto; senza imputabilità non c’è rapporto. Senza interesse (inter – esse significa che l’altro esiste per me, per la mia soddisfazione, lo riconosco come un bene) non c’è amore, e il disinteresse non è altro che disprezzo (non dare un prezzo), cioè il non riconoscimento del valore dell’altro.
Dunque se non sapessi cosa farmene dell’altro non si potrebbe neanche parlare di amore; l’amore non consiste tanto nel sentimento, o nella meta (soddisfazione), quanto nel saperci fare con l’altro. Per finire: La questione è allora tutta spostata sul saper come trattare l’altro perché la soddisfazione sia reciproca, cioè perché dall’amore ne risulti vantaggio per entrambi. Questo sapere riguarda il sapere che si ottengono risultati quando si sa agire senza porre o imporre obiezioni all’altro. E’ quello che chiamiamo astensione e riguarda la tecnica del rapporto.
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