Il futuro è dei nomadi
Il futuro è dei nomadi
Da quanto scritto in un recente articolo apparso sul quotidiano la Repubblica(Cultura/ Venerdì 13 febbraio) , il ritorno al nomadismo sarà una prerogativa del genere umano.
Viaggeremo sempre di più e ci sposteremo di continuo. Almeno questo è quanto sostiene Jacques Attali. Anche la nostra identità sarà svincolata da un luogo preciso, mentre a definirci saranno gli oggetti che ci porteremo dietro. Il noto studioso francese saggista, romanziere,ex consigliere di Mitterand ed ex presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo è da sempre molto attento alle trasformazioni sociali e ai cambiamenti che si profilano ai nostri orizzonti.
Così oggi punta i riflettori”sull’erranza come caratteristica essenziale della natura umana”. E lo fa con un volume intitolato l’Homme nomade (Fayard,pagg 470),una sorta di enciclopedia del nomadismo che prova rileggere la storia dell’umanità alla luce dell’opposizione nomadi/sedentari.
L’uomo-dice J.Attali esiste da centomila anni ma è sedentario da settemila.
La maggior parte delle innovazioni sono nate dal nomadismo; il fuoco, la ruota, i vestiti, le armi, la musica, la scrittura e persino l’agricoltura sono invenzioni dei popoli nomadi.
I popoli sedentari hanno invece inventato poche cose.
L’architettura ad esempio è un’arte sedentaria. Ma soprattutto la grande invenzione dell’uomo sedentario e lo Stato. I nomadi non hanno apparato statale, perché non possiedono né capitale né territorio.
Un’eccezione è costituita dai mongoli di Gengis Khan. Questi infatti avevano creato una specie di struttura statale nomade, che gli permetteva utilizzando il cavallo come unico mezzo di comunicazione , di dirigere un esercito di centomila uomini spostandosi di continuo.
I sedentari inoltre hanno sempre screditato i nomadi presentandoli come barbari e pericolosi. I nomadi però non sono per natura predatori.
Al contrario, commerciano, scambiano, mettono in relazione, dialogano. La diffidenza nei loro confronti nasce piuttosto dalla paura dello straniero, che spesso si trasforma in odio.
Il nomadismo non è mai cessato. Ci sono poi i nuovi nomadi ricchi , almeno una cinquantina di milioni di persone, che ,per piacere o per lavoro , viaggiano dappertutto sul pianeta bardati di cellulari, carte di credito e computer portatili.
All’estremo opposto due o tre miliardi di persone,si muovono di continuo per sopravvivere. Tra questi due estremi, c’è poi una vasta categoria di persone che, sebbene sia sedentarie, vivono tutte le forme del nomadismo virtuale attraverso la televisione, i videogiochi, le nuove tecnologie.
Oggi duecento milioni di persone vivono in un paese diverso da quello in cui sono nati. Tra trent ’anni saranno almeno un miliardo In conclusione la condizione umana è legata all’erranza. Chiunque è rinchiuso in un luogo prima poi desidera partire.
Da questo punto di vista le dittature sono sempre sedentarie. E la prima rivendicazione dei popoli oppressi è quella di andare via. La libertà di movimento è un bisogno profondo di tutti gli individui.
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