
“Easy girl” – il cui titolo originale è “Easy A”, laddove la lettera A sta per la famosissima lettera che scarlatta che la protagonista dell’omonimo romanzo di Hawthorne portava cucita sul petto a indicare la sua condizione di peccatrice – è un film che non ti aspetti, ironico e leggero com’è nello stile di una commedia, ma al contempo profondo come un film drammatico, di quelli che smuovono qualcosa dentro e spingono a riflettere su cose che di solito diamo per scontate.
La protagonista, Olive Penderghast, una bravissima Emma Stone, è una studentessa come tante, anonima e mediamente impopolare, che all’improvviso, a causa di una bugia sulla sua verginità raccontata alla migliore amica, si trova sulla bocca di tutta la scuola per via della sua presunta “facilità”.
Se il nuovo status di sciacquetta disinibita e rovina-famiglie all’inizio le permette di acquisire una nuova, strabiliante, popolarità, ben presto tutti i nodi vengono al pettine: nonostante l’etichetta affibbiatale da quel micro-cosmo sociale che è il liceo si fondi su un mucchio di bugie, Olive capisce che queste ultime per la gente contano molto più della verità.
Ed è proprio in questo che consiste la critica mossa, neanche tanto velatamente, dal regista Will Gluck alla società americana, ipocrita e perbenista: la vox populi, quello che dice la gente, assurge sempre al valore di verità, e il peccato, quando non è di dominio pubblico, è come se non esistesse.
Olive capirà anche che le etichette che ci vengono affibbiate, vere o false che siano, diventano evitabilmente parte di noi, al punto tale che in fondo finiamo sempre un po’ per crederci, per disistima o scarsa fiducia in noi stessi.
Ma la straordinarietà di questo film sta proprio nel fatto che ti fa riflettere su tutto ciò grazie a un’ironia lieve, che mette impietosamente in luce le contraddizioni dell’essere umano divertendo lo spettatore, che rivede sullo schermo i propri difetti e ne prende atto.
Nessuna volgarità gratuita, come invece accade in altre commedie, perché in “Easy Girl” – “Ragazza facile”, per chi non conoscesse l’inglese – anche le parolacce hanno un senso.
Un film per tutti, da guardare assolutamente.