Negli ultimi anni l'inquinamento biologico sta interessando pesantemente il territorio italiano anche a causa dell’importazione, sempre più imponente, di animali e piante esotiche, spesso acquistati per seguire le mode del momento, per poi essere abbandonati e rilasciati in ambienti diversi, danneggiando profondamente ecosistemi e attività connesse.
L'introduzione sconsiderata dello scoiattolo grigio canadese (Sciurus carolinensis), per esempio, è stata la causa principale della notevole riduzione dello scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), ormai ridotto a piccolissime popolazioni residue. Nella Pianura padana, l’introduzione della nutria (Myocastor coypus, figura 20A) ha portato alla completa distruzione dell'ambiente palustre, con conseguente allontanamento di numerosi uccelli acquatici. Le nutrie, inoltre, sono particolarmente dannose perché, nutrendosi dei germogli di piante erbacee e arboree, causano gravi danni ai campi di cereali in fase di emergenza, mettendo a serio rischio la produzione e, di conseguenza, la redditività delle imprese agricole locali. Inoltre, questi animali costruiscono le tane in prossimità di canali e arginature scavando lunghe e ampie gallerie, spesso responsabili (o comunque, concause) di crolli ed esondazioni.
Anche le specie vegetali possono essere «inquinanti»; la cosiddetta acacia, per esempio, più correttamente denominata robinia (Robinia pseudoacacia), caratteristica delle zone con terreni ben drenati nel sud-est degli Stati Uniti, ha invaso rapidamente quasi tutti i margini antropizzati (scarpate ferroviarie, argini, margini