Secondo la religione cristiana, in passato, per molti anni, primeggiava l'idea che i cani non avessero anima. Tuttavia, questa posizione è cambiata radicalmente negli ultimi tempi, poiché al momento la Chiesa cattolica ritiene che l'anima dei cani, essendo esseri viventi, vada in paradiso dopo la morte.

In effetti, molti pastori e sacerdoti permettono ai parrocchiani di andare a Messa con i loro cani, non solo perché sono considerati membri della famiglia, ma anche autorizzati dalla loro stessa anima. Ed è che la gioia, l'amore e la compagnia che danno a molte persone li rendono degni di andare in paradiso, secondo il cristianesimo cattolico: dunque la chiesa cattolica ha riconosciuto l'enorme aiuto che queste creature offrono alle persone sole, depresse o malate, e che per questo meritano il paradiso.

In questo senso, uno dei precursori della fede cattolica nel difendere che i cani hanno un'anima era Giovanni Paolo II, che riteneva che tutti gli animali avessero una specie di respiro vitale di Dio. Per sostenere la sua affermazione, ha fatto affidamento sugli scritti sacri, che esprimono la solidarietà dell'uomo con il resto degli esseri viventi indipendentemente dal fatto che siano umani o animali.
Giovanni Paolo II affermò che “gli animali possiedono un soffio vitale donato loro da Dio”, alludendo chiaramente all’anima. A seguito di queste parole, si è dato il via ad un inevitabile dibattito tra teologi, religiosi, ecologisti ed atei.