Teo e la farfalla
Teo e la farfalla
Quando si tratta di amore, quello vero, tutto si riduce alla radice del bianco o del ne-ro. O ami o non ami…Punto e basta! Non esistono le mezze misure.

Teo e la farfalla

Teo, il protagonista del romanzo di Giuseppe Ponti, dal titolo Teo e la farfalla, Trac-cePerLaMeta edizioni, 2023, è un bambino mite, non incline alla violenza. La sua educazione si fondava su principi di amore e di rispetto per il prossimo (op. cit., p. 18). Ed è così che difende i più deboli, come Teresa, dagli assalti di bulli come Ciro. Ed è così che passa in fretta la vita di Teo che sogna quello che tutti i bambini sogna-no: un trenino.
Il treno ha assunto nei disegni e nei sogni dei bambini, come nella vita e nei sogni degli adulti (anche io ne ho tuttora uno!), un’importanza così caratteristica come quel-la della civiltà del cavallo e della diligenza nei secoli passati. Con il trenino la fantasia parte per mete lontane, per paesi sconosciuti, viaggia; si abbandona la città o il paese in cui si vive per provare nuove emozioni. Subito viene in mente l’immagine di un traffico intenso di treni rapidi, di vagoni di viaggiatori o di merci.  Il treno dei sogni è l’immagine della vita collettiva, della vita sociale, del destino che ci trascina via. Evo-ca il veicolo dell’evoluzione che raramente prendiamo nella buona o nella cattiva di-rezione, o che manchiamo; segna un’evoluzione psichica, una presa di coscienza che ci trascina verso una nuova vita. Il tema del treno ritorna quando il giorno di Natale Teo apre il pacchetto grande e vi trova la sagoma di una locomotiva intagliata nel compensato e un vagoncino dipinto di rosso (op., cit., p. 30). E pensai che in quel momento il treno, che avevo amato con tutto il cuore, con la galleria e la stazione, con le casette, gli alberi e il capostazione, Babbo Natale lo aveva portato a casa di qualche altro bambino più buono di me (op. cit., p. 30). Teo, deluso dai regali di Na-tale che non erano quelli attesi, compie un gesto violento: le fiamme crepitarono qualche secondo e poi divorarono tutto, anche la finestrella con quella stupida faccia sorridente del macchinista (op. cit., p. 31). Ecco il caldo della legna è ambivalente, non è solo buono, può essere devastatore, distruttore.
Una metafora potente è, infatti, quella della legna. Presso gli Antichi, il bosco era la dimora misteriosa degli dei. Ogni dio ha il suo bosco sacro dove riceve omaggi e pre-ghiere. I Romani non potevano tagliare né potare gli alberi dei boschi sacri senza sa-crificio espiatorio. La foresta, o il bosco sacro, è un centro di vita, una riserva di acqua e di calore associati, come una sorte di matrice. E anche un simbolo materno: Per fa-vore puoi mettere altra legna nella stufa? Vorrei scaldare un po' d’acqua per la bou-le della notte (op. cit., p. 27). E l’accoglienza, il calore acquistano ancora più valore in quanto il tempo è freddo e buio. La stufa a legna fa famiglia, scalda la stanza in tutti i sensi: in essa cuociono i dolci di mele, il ragù per le lasagne di Natale. Comunque, il cibo, in genere, ricorda le festività e le premure materne: La mamma aveva tirato la sfoglia per le lasagne (op. cit., p. 29). È la fonte di una rigenerazione: Trovare legna buona era un’operazione sempre più difficile…il bosco era diventato un luogo molto frequentato (op. cit., p. 27).
Qua e là, qualche lucida e pessimistica considerazione sul mondo degli adulti: Questo mondo mi appariva strano già dall’infanzia, un mondo dove i valori sembravano ca-povolti e in cui pareva fosse più importante fingere per salvare le apparenze che non la verità nel mostrare amarezza (op. cit., p. 32). Teo continua a crescere, scopre la menzogna, la bugia, l’ingiustizia, anche se presto imparerà che una piccola bugia per ristabilire un minimo di giustizia ci poteva anche stare e forse non sarebbe stato neanche necessario confessarla al curato per ricevere il sacramento della Comunione domenicale (op. cit., p. 50).
Cibo - Il mondo dell’infanzia è evocato attraverso il cibo che è comunque molto pre-sente. È amore per la vita. Le ricette che i bambini amano di più sono le lasagne al ra-gù, la torta di mele, la torta al cioccolato, un’invitante Coca Cola ghiacciata e, in man-canza, una bottiglietta di rosolio fresco al tamarindo e naturalmente ghiaccioli e gelati: Avevo tanta fame dentro, non solo di cibo, ma anche di molto altro. Giuseppe se ne intende di gastronomia: per esempio, conosce il Kir Royal, champagne e crema di cassis e la famosa Quiche Lorraine. Il buon cibo allieta la conversazione con le donne e dà la possibilità di trascorrere del tempo piacevolmente in compagnia. Altre volte Teo sorseggia champagne rosé. Insomma, Giuseppe è chiaramente un sofisticato e un mondano frequentatore di locali che conosce i vini, lo champagne, le dosi di un Ne-groni perfetto o di un Martini cocktail.
Molte immagini ruotano intorno alla metafora del mare, e quindi dell’acqua, della pe-sca, delle onde, della barca, del vento. C’è anche l’acqua della pioggia e quella limac-ciosa del torrente, del turbinio di onde e della forte corrente. L’acqua è pericolosa: Teo, Luca, uscite subito dall’acqua. È pericoloso, non capite? urlò (op. cit., p56).
Legata al mare c’è poi la metafora della conchiglia, quella che Jean regala a sua figlia Michelle per la festa di compleanno. Sì, perché mentre Teo cresce anche Michelle cre-sce. Il destino di Teo? Ecco come si prefigura rimanendo in tema: Per un attimo mi sentii galleggiare in mezzo al mare come uno di quei barattoli portati a valle dal tor-rente, in balia di onde gigantesche, senza riuscire a scorgere neanche un lembo di terra all’orizzonte (op. cit., p. 58).
Adolescenza vuol dire primi rapporti con le ragazze - Arianna, Teresa, Gaia, Kasia, Michelle, Gloria (vive con Michelle ma frequenta Gloria!), ecc. -, che per Teo sono piuttosto fallimentari (poiché di donne non ne capisce nulla), e passione per i viaggi: Teo si sente attratto dalle culture orientali così diverse dalla nostra: si comincia dalla Tailandia, Singapore e Indonesia fino all’isola di Bali.
I fallimenti non sono solo affettivi, ma anche “vegetali”: Sul davanzale di una finestra erano posati tre vasetti con tre magnifiche orchidee la cui vista mi procurava piace-voli sensazioni. In cambio, mi ero preso cura di loro innaffiandole e non facendo mancare il sole necessario. Avevo anche un ficus benjamin in salone che faceva una gran figura. Poi un giorno le orchidee morirono e il davanzale rimase spoglio. Ben presto mi accorsi che anche il grande ficus soffriva. Incominciò col perdere qualche foglia, fenomeno che poi s’intensificò e, nel giro di poco tempo, la pianta rimase completamente nuda (op. cit., p. 119). Grazie all’intervento dell’amico Cinzio il ficus riprende vita…e se anche l’amore per Gloria riprendesse vigore? Gloria mi aveva re-stituito la consapevolezza che il mio mondo grigio, in realtà, era ancora vivo e pieno di colori (op. cit., p. 120).
Cosa c’è che non va in Teo?
Il tempo non passa mai - Così pensa Teo, mentre è malato e non può camminare. Questo ci dice molto del carattere di Giuseppe: ama il suo lavoro, ama lo sport, è di-namico, ama la vita.
Cercava l’amore - Mai accettare supinamente il matrimonio! Mai sposare un compa-gno imposto! L’episodio delle nozze finite male in Israele significa proprio questo! Una vera e propria lezione. Questa attesa può rivelarsi un’illusione, può significare so-litudine, un vano sogno d’amore, come quello della baronessa per il conte. Una vita senza figli non vale la pena di essere vissuta, così dice Sophie all’amica Michelle. Ec-co delinearsi allora l’ideale di vita e di coppia di Giuseppe: rispettare le decisioni, fare la scelta giusta, avere una donna per tutta la vita, formare una famiglia, avere figli. Anche se è molto romantico e molto sognatore!!!! Teo è innamorato di Gloria (che frequenta di nascosto), ma vive con Michelle che finirà con lo sposare mentre Gloria convolerà a giuste nozze con Flavio! Poi Flavio tradisce Gloria con Isabel e Michelle muore! L’amore per Gloria resiste al tempo ed è più forte che mai: quell’amore si im-poneva sempre a dispetto di ogni umiliazione ricevuta (op. cit., p. 176). Stranezze del-le dinamiche sentimentali! Dopo la morte di Michelle, Teo riflette, capisce che il vero amore era lì a portata di mano, era Michelle che l’aveva sempre amato così come era. Solo lei, dopo la madre Adele.
Il libro finisce con l’episodio di un’estate di tanto tempo prima, di quando Teo era un bambino (ricorda la fine del film “Quarta potere” di Orson Welles): un dialogo tra Teo e una farfalla, in quel campo luminoso vicino alla cascina, luogo felice della mia gio-vinezza. La farfalla ha colori stupendi ed è venuta a trovare Teo che la sprona a volare alto, mentre ne segue la scia con nostalgia. Piano piano i colori si spengono e diventa-no nero e buio profondo. Ora Teo è felice, è sereno.

Fausta Genziana Le Piane
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