come la chirurgia ha cambiato l'uomo
come la chirurgia ha cambiato l'uomo
Il volto umano è scomparso, volgiamo lo sguardo intorno e non lo vediamo più. ? da un po’ che si è smarrito, già dal 1929 il filosofo e scrittore tedesco Max Picard (1888 – 1965) notava come il volto umano fosse sparito dalla pittura contemporanea. Una pittura che ha scomposto e sezionato i corpi riducendoli a occhi, nasi, denti, bocche, unghie, organi sessuali, mani, artigli. Una vera e propria autopsia dell’umano che ha contagiato anche altre forme di arte, come la scultura, la fotografia, il design…
Questa tendenza dell’epoca moderna non si è, tuttavia, limitata al solo campo delle arti figurative, ma si è spinta oltre, fino ad investire l’uomo reale: le donne e gli uomini in carne e ossa; resa possibile grazie ai notevoli progressi compiuti nel campo della chirurgia plastica ed estetica. Corpi e visi plasmati dall’uomo che ne ha enfatizzato alcune parti e ridimensionate altre. Di qui quei volti – con dei nasi piccolissimi, quasi invisibili -, nei quali spiccano enormi bocche prominenti che elargiscono sorrisi diventati smorfie beffarde. O quegli altri dallo sguardo accattivante, con le palpebre sollevate all’inverosimile che conferiscono una permanente espressione cupa e accigliata. O ancora, quei corpi magrissimi, quasi anoressici, sbilanciati da seni enormi e glutei rimpolpati.
La chirurgia plastica, nata come una branca della chirurgia vera e propria, è degenerata in una forma esasperata di chirurgia estetica contribuendo ad alimentare quel processo di disumanizzazione e scardinamento dell’umano proprio dei nostri tempi.

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